3 GIORNI A PORTO
Un weekend nella splendida città portoghese
di Salvatore Marra
Indice
Se siete alla ricerca di una città interessante, economica e visitabile in un weekend, Porto è la scelta giusta.
Una città estremamente a misura d’uomo e visitabile interamente a piedi, ricca di storia e di spunti interessanti. A partire dal bellissimo centro storico, patrimonio UNESCO, passando per la cattedrale, i coloratissimi azulejos, la torre Dos Clerigos e l’imponente ponte Dom Luis I, impreziosita dalla squisitezza del suo vino locale, il famoso Porto appunto, e da altre specialità culinarie deliziose.
E, per concludere, con l’oceano Atlantico sullo sfondo, a pochissimi chilometri di distanza dal centro, e che percepisci in ogni angolo della città, incorniciando uno scenario suggestivo, oserei direi romantico.
Se poi aggiungiamo a tutto ciò anche dei buoni voli economici, ad esempio partendo da Bergamo, Malpensa, Roma e altri aeroporti italiani, allora il gioco è fatto!
In questo articolo vi racconto in breve quello che ho fatto in questi due giorni a Porto, lasciandovi qua a là qualche chicca e qualche consiglio per cercare di ottimizzare al meglio la visita in tre soli giorni.
Pronti! Si parte!
Giorno 1. Arrivo e sistemazione in centro storico
Sono arrivato la sera del 5 Aprile, intorno alle 23 presso l’ aeroporto Francisco Sa Carneiro, che dista circa 11 chilometri da Porto. Da lì è facilissimo raggiungere il centro della città in metropolitana, prendendo la linea viola e acquistando il biglietto per la zona Z4 nelle apposite macchinette che si trovano facilmente nei pressi dei binari, al costo di 2 euro a tratta.
Salito a bordo del vagone della metro subito dopo l’atterraggio, (giusto il tempo di ritirare il mio bagaglio), in poco meno di mezz’ora sono giunto alla fermata di Bolhao, nel cuore della città, a poche centinaia di metri dalla stazione centrale di Sao Bento e dal quartiere Ribeira, di cui vi parlerò più avanti.
Il mio alloggio per questo week end è stato l’affittacamere GuesteHouse 31 Rio de janeiro. Onestamente senza infamia e senza lode, una struttura abbastanza vecchiotta e senza colazione (ottimo però il bar proprio di fianco), ma molto pulito e con una receptionist aperta 24h.
E soprattutto è stato un alloggio estremamente comodo ed economico : si trova proprio a due minuti a piedi dalla stazione e quasi tutti i principali luoghi di interesse più noti sono raggiungibili a piedi facilmente. A me interessava proprio questo, più che una camera bella e chic. Ho pagato 40 euro per due notti con una camera singola grande e un bagno in condivisione con un’altra camera. Ripeto, se cercate maggiore comodità e qualcosa di più nuovo, non lo consiglio. Se siete invece con poche pretese e viaggiatori solitari e risparmiatori come me, allora è l’ideale.
Dalla fermata della metro Bolhao in cinque minuti a piedi sono arrivato in ostello, attraversando la Rua di Santa Catarina, a quell’ora deserta, ma nella quale di giorno si riversano molte persone, sia visitatori che residenti. E’ piena di negozi e di caffetterie, tra le quali brilla sicuramente il Majestic Cafè, il più celebre e storico della città. Superato il caffè, dopo poche decine di metri si arriva all’incrocio con Rua Rio de Janerio e quindi all’ostello. Colazione per il giorno dopo già prenotata, insomma, data l’estrema vicinanza al caffè.
Fatto il check-in e sistemato in camera, sono andato a dormire subito, per svegliarmi presto l’indomani e iniziare il mio tour nella città.
Giorno 2. Ribeira, Libreria Lello, torre del Los Clerigos e degustazione del vino Porto.
Come detto, la mia giornata è iniziata con la colazione/visita presso il Cafè Majestic. Più che un bar è una sala da thè storica, e merita anche solo di entrare due minuti per vederla e scattare qualche foto. Io mi sono tolto il lusso di ordinare un cappuccino e una fetta di torta alle mele. Vi risparmio il conto, davvero troppo salato per essere in Portogallo. Ma tranquilli, è stato l’unico di questa portata.
Purtroppo le previsioni meteo da giorni non erano incoraggianti, ed effettivamente il clima è stato imprevedibile ed estremamente variabile durante tutto il weekend. Fortunatamente sabato ha retto abbastanza, con rovesci brevi intervallati da ampi rasserenamenti, che mi hanno comunque permesso di visitare tranquillamente e di godermi la città. Al contrario, la domenica è stato molto più piovosa, ma ne parlerò più avanti.
Approfittando di un tiepido Sole di prima mattina, ho iniziato il mio perlustramento a piedi, risalendo la Rua de Santa Caterina fino a raggiungere il famoso mercato di Bolhao, altro luogo storico della città. Scoprendo purtroppo solo una volta arrivato a destinazione che è chiuso da diverse settimane per lavori di ristrutturazione.
E’ stata una delusione enorme! ma pazienza. Primo motivo valido per tornare a Porto in futuro.
Ne ho approfittato per fermarmi a prendere uno snack salato presso un altro locale imperdibile, ovvero la Confetaira do Bolhao.
Si tratta di una pasticceria storia del quartiere, dall’impronta totalmente diversa rispetto al Cafè Majestic. Ubicata proprio di fronte il mercato ahimè chiuso, ha un aspetto subito molto più informale. Decisamente diversi i prezzi e le dimensioni dei dolci e degli altri snack salati proposti in vetrina. Presenta poi un ampia sala in fondo con con sedie e tavoli, nella quale è possibile consumare un’abbondante colazione o anche un rapido pranzo.
MI sono preso un panzerotto al formaggio strabordante che mi ispirava particolarmente, alla modica cifra di un euro e cinquanta. Delizioso, e la delusione per non aver potuto visitare il mercato è scivolata via rapidamente.
In ogni caso consiglio una sosta in entrambi in caffè, se siete in zona e avete tempo. Sono molto vicini e allo stesso tempo molto diversi, quindi interessanti, perchè danno subito l’idea di una città pratica e alla mano, ma contemporaneamente bella e affascinante.
Successivamente ho attraversato la lunga piazza Avenida dos Aliados, e ho raggiunto la Libreria Lello, diventata da alcuni anni molto famosa grazie ai romanzi della saga di Harry Potter e alla loro trasposizione cinematografica.
E appena entrati si intuisce subito il motivo. La maestosa scala di legno rossa e marrone che occupa il centro della scena, ti rapisce. E ti fa subito pensare alle ambientazioni della storia del maghetto più famoso del mondo.
Detto questo..passiamo alle note dolenti. La libreria è diventata una meta fin troppo gettonata, ogni giorno e ad ogni ora, così piena di gente che risulta davvero faticoso entrare e visitarla. Un continuo di selfies e scatti in posa, sopra sotto e di lato alla scalinata, e pochissimi che invece si soffermano a sfogliare un libro. Questa cosa mi ha colpito e infastidito parecchio.
Morale : ho resistito si e no 15 minuti, comprando l’unico romanzo presente nella libreria di cui è disponibile la versione in italiano, ovvero “Il Messaggio” di Fernando Pessoa. Un romanzo epico con il quale l’autore racconta e canta la passata grandezza del suo Paese. Un’opera dedicata al Portogallo e che vi consiglio.
Aggiungo solo che il costo del biglietto per visitare la libreria è di 5 euro, che però possono essere in caso rimborsati se si acquista un articolo all’interno, come ho fatto io.
Usciti da quella bolgia di persone, ho sentito subito l’esigenza di respirare una bella boccata d’aria e mi sono recato nella vicina Torre de Los Clerigos.
Dista davvero pochissimi minuti a piedi dalla libreria, ed è uno dei simboli della città. E dalla cui cima, dopo aver percorso decine decine di scalini, si ha una delle viste panoramiche a 360° più belle di tutta Porto.
Sebbene la salita possa effettivamente risultare impegnativa, non tanto per il numero di gradini quanto per la striminzita scaletta, decisamente stretta e ostinatamente a doppio senso, il risultato che si ottiene una volta arrivati su ne vale decisamente lo sforzo.
Tutto questo anche in caso di vento e di cielo minacciosi, e io ne sono testimone. Sono riuscito difatti a godermi lo spettacolo appena in tempo. Sia perchè subito dopo la mia salita, sono stato raggiunto da una mandria di turisti giapponesi esaltatissimi, ma soprattutto perchè, dopo circa una quindicina di minuti, sono stato colpito da un bell’acquazzone, giusto per ricordare a me e a tutti gli altri turisti le previsioni meteorologiche infauste del weekend.
Poco male, nel frattempo si era fatta ora di pranzo,e ne ho approfittato per assaggiare una dei piatti tipici di Porto : la Francesinha.
Come posso descriverla : direi un enorme mappazzone, citando il celebre chef Barbieri di Masterchef. Un mix di carne bianca e rossa, inviluppata in un altrettanto ingarbugliato mix di formaggi, adagiata su un brodetto indefinito. Il tutto ricoperto di uova e patatine fritte. #ciaomagri #leggerezza #dietadomani
Il ristorante dove ho pranzato si chiama Braganca. Un localino molto semplice ed economico, proprio di fronte la Torre. Molto frequentato dai turisti ma anche dai residenti e dai lavoratori, perchè propone piatti unici per pranzi veloci e praticii. Difatti, l’ho trovato già pieno non appena sono arrivato, correndo sotto il diluvio, e con diverse persone in fila per attendere un tavolo. Una delle fortune di viaggiare da soli vien fuori proprio durante situazioni simili. Il titolare mi ha proposto di condividere il tavolo con una anziana signora, già impegnata a consumare il suo pasto, e io ho subito accettato senza esitare.
Ed è così che mi sono ritrovato a mangiare una francesina in compagnia di una piccola nonnina portoghese, e anche molto chiacchierona. Peccato che mi ha parlato tutto il tempo in portoghese e ho solo intuito alcuni dei suoi discorsi, ma tant’è. Mi è stata di compagnia, consigliandomi anche un vino rosso niente male, di cui però non ho mai saputo il nome, ordinandolo praticamente direttamente lei per me! #obrigadononnina.
Giudizio sulla Francesina? Uhm..bella pesantina! Mi astengo da dare un voto, però andava assaggiata. Cerco sempre di assaggiare pietanze e prodotti tipici dei luoghi che visito. E fatelo anche voi. Diciamo che questo è il caso per il quale difficilmente concederò un bis ecco! #thankyounext
Dopo pranzo sono andato a visitare la stazione Sao Bento.
Bellissimi, davvero. Sebbene trattasi solo di una stazione, merita assolutamente una visita anche solo per ammirarli qualche minuto.
Dopo questo primo minitour, ho deciso che ne avevo abbastanza di tutti questi turisti. Cercando nella guida, e passeggiando per le vie del centro non lontano dalla Torre dos Clerigos, mi sono imbattuto nel Centro di Fotografia Portoghese.
E’ stata una vera sorpresa, che consiglio!
Trattasi di un edificio storico in passato utilizzato come carcere, completamente ristrutturato al suo interno e dall’atmosfera tetra ma allo stesso tempo calma e silenziosa, perciò rilassante.
Si sviluppa su due livelli : al piano terra sono presenti solitamente mostre ed esposizioni temporanee di fotografi portoghesi emergenti. Al piano superiore invece è presente una interessante mostra permanente di macchine fotografiche d’epoca, alcune davvero insolite e bizzarre, come del spycam di inizi Novecento, che mi hanno colpito particolarmente.
Abituati ormai a reflex e obiettivi ultrasofisticati, gopro, droni d’avanguardia e smartphone, questi autentici cimeli sembrano davvero preistoria, quando in realtà erano strumenti comuni fino a qualche decennio fa.
Ho trascorso un’oretta molto piacevole in questo museo, lontano dalle folle oceaniche e dai luoghi turistici più gettonati della città. Un break che consiglio, sopratutto se colti da temporali improvvisi come è accaduto a me.
A sorpresa però, dopo questa piacevole visita museale e una rigenerante passeggiata lungo i viali del delizioso Jardim da Cordoaria, il Sole è tornato a fare capolino tra le nuvole, illuminando con i suoi deboli raggi primaverili tutta la Ribeira.
La Ribeira è il quartiere storico della città, dichiarato dall’UNESCO Patrimonio dell’Umanità nel 1996, per le sue caratteristiche che lo rendono unico nel suo genere. Un insieme di strade e viuzze strettissime che si inerpicano su un colle situato sulla sponda destra del fiume Duoro, il quale attraversa la città prima di sfociare nell’ Oceano Atlantico.
Il mio primo impatto con questo capolavoro di architettura l’ho avuto intorno alle 16. Passeggiando senza meta, mi sono imbattuto in uno dei Miradores di Porto. Trattasi di ampi spiazzali o talvolta piccole terrazze, dalle quali è possibile ammirare un panorama mozzafiato sulla città in generale, e sulla Ribeira in particolare, offrendoti la possibilità di ammirare tutti i colori e le sfumature delle sue casette e dei monumenti principali.
Nella fattispecie io sono stato nel Miradouro da Vitoria.
E’ stato davvero bello affacciarmi da quel belvedere, soprattutto perchè capitato per caso, non cercato. Quando si viaggia le scoperte inaspettate sono sempre quelle che ti rimangono impresse di più e che ti lasciano il segno. Anche in questo caso.
Sono rimasto lì una buona mezz’ora, complice il Sole sempre più presente. A scattare foto, fare qualche video, e anche semplicemente seduto su un muretto di fronte al panorama.
Dopo una piccola sosta caffè in un bar attiguo, mi sono spostato verso la Cattedrale Sè Do Porto. Un autentico capolavoro, alla quale però ho deciso di dedicare il giusto tempo che merita, visitandola domenica mattina con calma.
Perciò, dopo aver ammirato la splendida facciata, ho intrapreso una scalinata ripida in discesa, diretto verso il Ponte Dom Luis I, altro simbolo indiscusso di Porto.
E’ caratterizzato da una bellissima via pedonale lungo la riva del fiume, e dove di susseguono uno dopo l’altro tutte le più importanti cantine vinicole del celebre Porto, il delizioso vino liquoroso della città.
Non si può andare a Porto senza fare visita ad almeno una di queste cantine!
C’è davvero l’imbarazzo della scelta, tra i tanti tour che ciascuna di queste ti propone, a mio parere tutti interessanti e validi.
Alla fine io ho fatto la scelta forse più scontata ma anche a mio parere molto completa, prendendo parte all’ultimo tour di giornata presso le Cantine Calem.
Il tour, che inizia alle 18.30, si sivluppa in due parti. La prima, in presenza di una guida, che spiega tutto quello che c’è da sapere sul Porto, dalle origini, passando per le tecniche di produzione antiche e moderne. mostrando tutte le varie caratteristiche organolettiche dei vari tipi di vino, perchè in realtà il Porto non è uno, ma ne esistono una infinità, sia di rossi che di bianchi che di rosè.
La seconda parte della visita, che io ho trovato assolutamente emozionante, consiste in una degustazione di tue tipologie di vino, un bianco e un rosso, in un ampio salone, con la possibilità di assistere ad un meraviglioso spettacolo di Fado portoghese, della durata di 45 minuti circa.
Questo tour completo costicchia, 21 euro, ma a mio avviso merita assolutamente. Esistono tuttavia altri tour più semplici e più economici durante tutto l’arco della giornata, alcuni anche con guida in italiano.
Uscito dalle cantine intorno alle 20, mi sono ritrovato in uno scenario meraviglioso. Un tramonto coloratissimo, sulle riva del fiume, solcato dalle antiche Rebelos, le imbarcazioni tradizionali utilizzate in passato per trasportare le botti di vino dai vigneti nella regione interna fino in città, oggi utilizzate prevalentemente per minicrociere turistiche.
Sullo sfondo la coloratissima Ribeira e il Ponte Dom Luis I, ad incorniciare uno scenario romantico inaspettato.
Sarei rimasto ad ammirarlo ancora a lungo, ma confesso che ho iniziato da li a poco a provare un leggero languorino, sicchè mi sono diretto verso l’ostello, per una rapida rifrescata e un’oretta di relax, prima di cenare in uno dei tanti locali presenti lungo il fiume a i piedi della Ribeira. C’è davvero l’imbarazzo della scelta, anche se trattasi di posti prettamente turistici. Mi sono ricreato con dell’ ottimo baccalà, una delle specialità di Porto, e un’insalata di polipo, oltre che di un buon bicchiere di vino bianco.
Ho fatto poi due passi nel quartiere universitario, in particolare lungo la Rua de Cãndido dos Reis e nelle vie limitrofe, dove la movida notturna è vivace e ben evidente; qui si trovano tanti locali notturni, club e discoteche di ogni genere. Ho bevuto un cocktail in uno dei bar per poi dirigermi in ostello. Stanco ma molto soddisfatto della giornata trascorsa, e curioso di continuare la mia visita l’indomani.
Giorno 3. Cattedrale di Porto, azulejos e tram n.1 fino all’Oceano
La giornata è stata ahimè caratterizzata da un’unica grande costante : la pioggia.
Leggera ma continua fino a sera, mi ha accompagnato in questo mio ultimo giorno a Porto fino alla mia partenza.
Ciononostante sono riuscito comunque a godermi alcuni luoghi e aspetti della città interessanti, e a fare incontri inaspettati e molto piacevoli.
In mattinata, dopo una abbondante colazione presso il bar attiguo al mio ostello (decisamente più economico e alla mano del Cafè Majestic) ho visitato l’imponente Cattedrale.
Essa sovrasta l’intero quartiere Ribeira, e sorge di fronte un’ampia piazza che è anche uno splendido punto panoramico sul fiume Duoro e sul quartiere Vila Nova de Gaia.
La cattedrale risulta subito molto caratteristica e particolare perchè fu costruita e ideata come una chiesa-fortezza. Presenta infatti delle mura imponenti simili a quelle di un castello, e ha una struttura originale in stile romantico.
Molto interessante è il chiostro interno, visitabile e ricchissimo di azulejos bianchi e azzurri, che attirano inevitabilmente l’attenzione di tutti i visitatori.
Così lucenti e ricchi di scene storiche e immagini allegoriche, me li sono goduti uno ad uno, passeggiando lentamente sotto il porticato, durante un incessante diluvio.
Terminata questa stimolante e non breve visita, dato il clima inclemente, ho deciso di godermi un pranzetto portoghese con calma e fatto bene.
L’ideale era individuare un posticino carino ma non turistico, vero e autentico, dove poter davvero assaporare i sapori e le tradizioni culinarie portoghesi.
Come sono solito fare in queste situazioni, mi sono lasciato guidare dal mio istinto. Non ho voluto leggere recensioni su internet ne seguire la mia guida, ma mi sono lasciato travolgere dalle sensazioni e dagli odori percorrendo le viuzze della Ribeira, sotto il mio ombrello sempre più bagnato.
Ed è stato così che sono capitato nell’ Escondininho do Barredo. Un ristorante non ristorante. Incredibile.
Non può essere definito un ristorante. Non ha alcuna insegna fuori, non è minimamente segnalato all’esterno. Ma anche il termine trattoria secondo me è riduttivo.
Ci sono capitato perchè ho intravisto altri ragazzi varcare la soglia del locale, una porta che sembrava essere l’ingresso di una comune casa del quartiere. Ho deciso cosi di entrare anche io, e mi sono ritrovato in un stanzone, con una cucina a vista molto semplice, una decina di panche e tavoli di legno, e in fondo un piccolo lavandino e un bagno per gli ospiti.
Lei fiorentina trapiantata a Venezia, lui veneziano doc, abbiamo praticamente pranzato insieme, condividendo i piatti e chiacchierando molto, e sono stati davvero di super compagnia. Successivamente si è unita a noi anche una coppia di ragazzi polacchi residenti a Londra, e dopo circa mezz’ora ci siamo trovati già al terzo o quarto brindisi. In un locale completamente fuori dalle righe, mangiando piatti che più tipici non si può. La cucina del ristorante è infatti nelle mani di due signore anzianotte, che ho poi scoperto essere le sorelle di Fernando, e che cucinano divinamente. MI è sembrato per lunghi tratti davvero di essere ospiti a casa loro. Molto bello. Proprio quello che avevo sperato di trovare e di vivere, anzi, forse anche di più.
Ho mangiato vari antipasti di pesce, tra cui sardine fritte, insalata di polpo, alici marinate, insalate miste, e successivamente come piatto principale un ottimo baccalà fritto, vera specialità della casa! Il menu è molto spartano ma da l’idea del cibo e della veracità degli ingredienti, tutti di qualità e deliziosi. E il prezzo è davvero super. Compreso di dolce al cioccolato squisito e di bun discreto caffè, ho speso 20 euro. Favoloso. Un locale davvero insolito e particolare, che consiglio decisamente.
Mentre pranzavamo, i ragazzi di Venezia mi hanno raccontato della loro breve visita avvenuta il giorno prima presso il faro de las Felgueiras, a ridosso dell’Oceano Atlantico, la meta che avevo in mente per il pomeriggio.
Dista una ventina di minuti dal centro della città con i mezzi pubblici, e nonostante il tempo abbastanza brutto ho deciso comunque di farci un salto dopo pranzo.
In particolare è molto suggestivo raggiungere la costa a bordo dello storico tram n.1, che dal centro arriva proprio fino in prossimità del faro.
E così ho fatto, arrivando proprio a ridosso dell’Oceano. Agitato e tempestoso, è stato comunque bello vederlo da vicino, nonostante il vento e la pioggerellina fastidiosa.
Ho sostato una mezzoretta sotto un piccolo riparo di fortuna ad ammirare la potenza delle onde e lo svolazzare irregolare dei gabbiani, mentre la pioggia ha continuato a scendere giù senza sosta.
Ed è stato sorprendentemente rilassante e rigenerante. Molto appagato dall’aria fresca, dall’ottimo cibo gustato in precedenza, e dalle belle conoscenze fatte.
Mi sono sentito così appagato che non mi sono reso conto dell’orario, tant’è che ho rischiato di arrivare tardi in aeroporto, nonostante avessi un comodissimo volo di ritorno in Italia alle 8 di sera.
Il mio weekend a Porto si è concluso proprio lì, a due passi dall’Oceano Atlantico.
Probabilmente con un cielo più sereno e un clima più stabile avrei potuto visitare ancora meglio la città quel pomeriggio, ma ho apprezzato ugualmente molto il potermi fermare e godere dei piccoli momenti, pochi ma intensi, quali un bicchiere di vino in compagnia di ragazzi conosciuti cinque minuti prima, o semplicemente ammirando lo spettacolo del mare in tempesta.
Viaggiare significa anche questo.
E Porto è anche questo, non solo chiese e monumenti.
5 motivi per visitare Porto
Porto è una meta che vi consiglio quindi per tanti motivi, CINQUE in particolare.
1) la cultura : non solo la cattedrale, librerie, chiese, torri, ma a sorprenderti sono soprattutto luoghi artistici inaspettati, come il Centro Portoghese della Fotografia, povero di turisti ma ricco, ricchissimo di tanto altro.
2) il vino : impossibile non innamorarsi del Porto. Lo assaggi e riassaggi più e più volte durante il tuo soggiorno, ogni volta sorseggiandolo a piccole dosi, quasi per rispetto. E non ti stufa mai. Delizioso.
3) la natura : dal suggestivo, oserei dire romantico fiume Duoro che attraversa la città, allo svolazzare continuo dei gabbiani di giorno e di notte. E viali alberati, inaspettati e ipnotici, in cui perdersi.
4) i colori : vista da uno dei panoramici “miradores”, la città si mostra come un gigantesco caleidoscopio. La Ribeira, il centro storico della città Patrimonio dell’Unesco, è un turbinio di sfumature tumultuoso, impressionante. E a fare da cornice ci sono sempre i bellissimi e bluissimi azulejos, le piastrelle di ceramica che ti accompagnano ovunque tu vada.
5) le persone : dalla nonnina con cui ho condiviso il mio primo pasto portoghese al mitico Fernando, protagonista del mio pranzo domenicale, e in generale tutti gli autoctoni a cui ho chiesto informazioni per strada o nei locali. In particolare con i primi due son riuscito poco a comunicare a parole, ma ciononostante ci siamo capiti alla perfezione, grazie alla gentilezza, la simpatia e la calorosità che loro hanno saputo trasmettermi.
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2 risposte
Per prima cosa: era ora che arrivasse anche il tuo blog!!!
Passiamo alle cose più serie e più tecniche… Ci piace un sacco questo itinerario alla scoperta di Porto soprattutto per come l’hai organizzato: pieno di informazioni e decisamente chiaro!!!
Il Portogallo ci attende da aprile 2020 e quando finalmente riuscirà ad ospitarci, utilizzeremo sicuramente questo articolo per organizzare il nostro viaggio!
Grazie ragazzi! Porto mi è piaciuta moltissimo, e difatti mi ha lasciato con l’acquolina in bocca, perchè come avete letto è stata una toccata e fuga. Ho avuto solo modo di assaporare il Portogallo, e anch’io avevo, anzi, ho in progetto di tornarci ma per fare un bel tour come dico io 🙂