IL MIO VIAGGIO IN ISLANDA - ep.4

L' arrivo a Reykjavik

di Salvatore Marra

6 Agosto 2018.

La sveglia suonò precisa e puntuale; segnava le 4 in punto.

Ma io ero già sveglio da venti minuti abbondanti, e Manu era già in bagno a prepararsi. 

Ansia? Agitazione? Eccitazione? Facciamo un po’ tutte e tre, in ordine sparso.

Avevamo dormito qualche ora presso l’Hotel Ibis London Luton Airport, che risultò perfetto, molto giovane e fresco, e soprattutto davvero vicino allo scalo aeroportuale, distante non più di dieci minuti a piedi.

Ed economico, fattore non di poco conto : spendemmo 26 euro a testa, che per una notte alle porte di Londra non è affatto male. Insomma straconsigliato per chi deve decollare all’alba!

L’hotel mette a disposizione anche un servizio navetta per andare in aeroporto, ma credetemi, a meno che non troviate brutto tempo, è poco più di una passeggiata per niente impegnativa.

Aeroporto di Londra Luton : si parte!

Il volo fu preciso e puntuale, con partenza prevista e rispettata alle ore 6 o’clock (orario di Londra), e arrivo alle 8 a.m. (ora islandese, due ore indietro rispetto all’Italia).

Ricordo ancora quando dal finestrino dell’aereo iniziai a scorgere per la prima volta l’ isola, fu un momento indimenticabile. Spiagge per lo più rocciose e deserte, alternate a prati di color verde brillante; e spostando lo sguardo verso l’interno, quel verde si tramutò pian piano in marroncino chiaro, poi sempre più scuro, fino a che non apparvero le vette più alte dalle tinte glaciali, dal grigio al bianco, passando per il turchese e il cobalto.

Ogni tanto, ma davvero ogni tanto, una casa, una capanna, una punta di una chiesetta qua e là. E poi un mare molto mosso, sintomo di forti correnti e venti.

Quella mattina Reykjavik, vista dall’alto e in lontananza,sembrava ben irraggiata : la giornata, almeno per adesso e quantomeno da lassù sembrava molto bella! E io e Manu eravamo già in estasi.

Come vi ho accennato nell’episodio precedente, su consiglio di altri viaggiatori in Islanda prima di noi, avevamo del tutto evitato di controllare le previsioni meteo, data la forte variabilità del clima islandese. Per cui da quel punto di vista ogni giorno fu una sorpresa, letteralmente.

Reykjavik dispone di due aeroporti : uno piccolino per i voli cosiddetti “domestici”, cioè interni nazionali, poco distante dal centro città, e quello più grande di Keflavik per i voli internazionali, dove ovviamente atterrammo noi, distante dalla capitale circa 40 chilometri.

E’ bene ricordarlo perché, quando si noleggia l’auto dall’Italia, non bisogna commettere l’errore di indicare come luogo del ritiro l’aeroporto di Reykjavik, ma bensì quello internazionale di Keflavik! Altrimenti poi bisogna spostarsi da un aeroporto ad un altro, con una discreta perdita sia in termini di tempo che di denaro (i mezzi di trasporto pubblici sono piuttosto cari, specie quelli di collegamento con gli aeroporti). Noi ci siamo accorti per fortuna appena in tempo di questa grave svista, giusto due settimane prima della partenza, e siamo riusciti a cancellare la prenotazione e a rifarla senza costi aggiuntivi. 

Per cui occhio : Keflavik!

prima tappa : aeroporto internazionale di Keflavik - Reykjavik città

Prima però di ritirare la macchina, avevamo da fare ancora una cosetta all’interno dell’aeroporto : la spesa alcoolica!

Alt!Sia chiaro, non era nostra intenzione caricarci di alcool in macchina, ne tantomeno andare in giro ubriachelli. Tra l’altro le leggi sul consumo degli alcoolici sono severissime sull’isola per chi si mette alla guida, e non solo per loro.

Semplicemente volevamo accompagnarci con qualche birra da tenere al fresco nel bagagliaio, da bere magari la sera dopo cena a fine giornata, ma soprattutto dovevamo rispettare il nostro ritual personale. Si tratta ormai di una tradizione legata alla nostra amicizia fin dal primo giorno che io e Manu ci siamo conosciuti : il limoncello!

In ogni occasione speciale ci ha sempre accompagnato e abbiamo sempre brindato con lui, e anche in Islanda non volevamo rinunciarci. Ma solo per le occasioni davvero speciali.

L’alcool è carissimo, ma che dico, supercarissimo in tutta l’Islanda e inoltre anche difficile da trovare ed acquistare. Anche nei clubs la vendita è limitata, una birra arrivi a pagarla anche 15 euro e un semplice vodka lemon perfino 25-30 euro a Reykjavik…ehm…no grazie!

L’alcool non lo si trova nei supermercati, ma solo in piccoli negozi chiamati Vinbudin. Ce ne sono pochi in tutta l’isola, per lo più concentrati nei centri urbani più grandi, e hanno orari di apertura limitati a poche ore durante la giornata, e chiusi ovviamente nei festivi.

Per cui, udite udite, quale è il modo migliore in Islanda per procurarsi qualche lattina di birra e una bottiglia di un presunto limoncello (sulla cui qualità stenderei un enorme no comment) color giallo fosforescente? Semplicissimo : fare una spesa “alcoolica” nel duty free in aeroporto!

 

Si esatto, proprio quello in cui ci imbattiamo ogni volta che superiamo i controlli di sicurezza prima dell’imbarco, o quello che troviamo non appena atterrati. Io solitamente quando li vedo tiro sempre dritto molto velocemente; questa volta invece fu la nostra prima tappa!ahah!

la spesa in aeroporto 😀

Vabè, ciò detto uscimmo dall’aeroporto a bordo nella nostra pandarella noleggiata, con i nostri zaini riposti sui sedili posteriori, e con 20 lattine da 66 cl di birra rigorosamente islandese, una a testa al giorno, più la ormai già leggendaria e giallissima bottiglia di limoncello, pagata alla modica cifra di 20 euro.

A questo punto, prima di recarci in città , dovevamo fare la spesa alimentare, quella vera e propria, che ci avrebbe accompagnato e nutrito per buona parte del nostro viaggio. Consiglio vivamente di farla a tutti quelli che vogliono compiere un tour on the road dell’isola in completa autonomia. Chiaro, non è impossibile procurarsi cibo successivamente, noi per esempio aggiungemmo anche qualche piccola spesetta durante il tragitto in altre località, ma fidatevi quando vi dico che conviene caricarvi di cibo quando arrivate il primo giorno, o rischiate di ritrovarvi a fine giornata spersi nel nulla e senza cibo, e non è piacevolissimo diciamo.

Una bella incetta di provviste di vario genere, cibi in scatola, frutta, i buonissimi yogurt islandesi skyr (ne sono uscito letteralmente drogato), pasta, riso, carta igienica, tovaglioli e così via. Tutto quello di cui necessitate, tranne l’acqua : comprare l’acqua in Islanda è assolutamente inutile. A parte che è carissima nei supermercati, ma la trovate in giro dappertutto in abbondanza ed è ovunque buona e gratis (tranne che nei supermercati, appunto).

Di market ce ne sono diversi, i più economici sono quelli della catena Bonus. Li riconoscete facilmente anche da lontano perchè hanno il simbolo del maiale gigante sulle insegne e all’ingresso, molto simpatico. Un altro dove ci siamo trovati molto bene è Kronan.

I prezzi in generale sono un po’ più cari rispetto ai nostri ma trovi di tutto e come vi dicevo fare rifornimento di viveri è una tappa fissa, oltre che divertente.

Alla fine, sommando il costo della spesa iniziale più poche spesette fatte qua e la durante il tour, spendemmo di alimenti circa 80 euro totali a testa per l’intero viaggio. Una decina di euro al giorno, senza farci mancare nulla, dalla colazione alla cena, e con la birretta sempre in fresco. Non male vero?

Bene! Era finalmente arrivato il momento di raggiungere la capitale, Reykjavik!

Arrivammo in città in tarda mattinata, il cielo era sereno con qualche nuvola che andava e veniva velocemente. Quello che più di tutti ci accolse però fu il vento. Non freddissimo, ma soffiava forte. Ogni tanto arrivava qualche raffica che mi spingeva con forza mentre camminavo, e mi veniva da ridere. Ma fortunatamente come sapete eravamo ben coperti, con vestiti in goretex impermeabili dalla testa ai piedi, resistenti ma leggeri, che ringrazio ancora oggi, insieme a chi ha inventato questo materiale fantastico!

Prenotammo il nostro primo alloggio islandese tramite la piattaforma airbnb, una camera doppia privata all’interno di un appartamento a due passi del corso principale della città, al costo di 40 euro a persona. 

Più che un appartamento era un intero villino a due piani interamente per turisti, e ogni piano presentava tre camere e un bagno. Al piano terra era presente una cucina ampia e ben pulita disponibile per gli ospiti, e un piccolo salottino all’ingresso. 

La nostra camera era la più piccolina, ma per noi era più che sufficiente. Avremmo trascorso lì una sola notte, pronti a ripartire l’indomani.

I nostri pernottamenti furono tutti molto brevi e funzionali. La caratteristica importante era la praticità : avevamo bisogno di alloggi economici ma puliti, attrezzati di cucina per poter preparare sia la cena che il pranzo del giorno dopo. Ancora meglio se con lavatrice, per poter lavare rapidamente la nostra banchiera e le poche magliette che avevamo, rigorosamente in microfibra, materiale che consiglio senza indugi, dato che si asciuga in fretta in poche ore, pronto per essere indossato nuovamente al mattino. E anche se non trovate alloggi con lavatrici, niente panico : un po’ di sapone per lavaggi a mano e in qualche minuto è fatta. Sembrano cose stupide ma per chi viaggia con zaino spalla e con pochi indumenti al seguito sono le basi. Manu è molto più pratica di me di ste cose, e per questi dettagli è stata una grande maestra.

Steini, il nostro primo host, fu molto gentile e disponibile, e ci sentimmo subito a nostro agio. Dopo un rapido check-in e un po’ di relax nella sala comune, consumammo il nostro veloce pranzo a base di panini e frutta; eravamo desiderosi di catapultarci subito in centro e iniziare la visita della città.

 

Il nostro alloggio era davvero in una posizione super, a due minuti a piedi dal corso principale, Laugavegur. Una via davvero bellina parallela al lungomare, che attraversa dritta e in leggera salita tutto il quartiere, piena di negozietti e locali, bar e chioschetti, molto colorata e in buona parte pedonale. Nonostante il vento continuasse a soffiare abbastanza, il Sole e una temperatura di circa 15 gradi rendevano la passeggiata piacevole e rilassante. 

Laugavegur, la via principale nel centro di Reykjavik

Arrivati all’incrocio con un’altra via, Skólavörðustígur, sempre in leggera salita, ci apparve in fondo a questa uno dei simboli più belli di Reykjavik : la chiesa luterana Hallgrimskirkja

É in una posizione assolutamente dominante e ti colpisce immediatamente, e inevitabilmente ti attira a se. Deviammo quindi subito il nostro percorso dalla via principale per raggiungerla.

 

Da vicino è imponente ma allo stesso tempo stilisticamente leggera, con la sua particolare facciata così slanciata verso l’alto, caratterizzata da una serie di colonne di cemento, disposte come due ali ai lati del campanile, alto 74 metri, e ricorda molto il basalto colonnare vulcanico. I lavori iniziarono nel 1945 ma terminarono solo nel 1983, e nel 1986 fu consacrata. L’interno è estremamente spoglio e freddo, la cosa più rilevante è l’organo costituito da ben 5275 a canne, posizionato in controfacciata.

la splendida facciata della chiesa luterana Hallgrimskirkja

Di fronte la chiesa si trova la statua dedicata a Leifur Eiríksson, l’esploratore che si ritiene essere stato il primo europeo ad aver raggiunto l’isola.

La chiesa merita assolutamente una breve visita, e noi ci soffermammo a fare diverse foto.

Tornammo indietro e continuammo a percorrere la Laugavegur; ricordo che fui attratto da diverse vetrine colorate e addobbate con tante bandiere rainbow, e dalle strisce pedonali color arcobaleno. Da li a pochi giorni ci sarebbe stato il gaypride; l’evento LGBT si tiene ogni anno nella prima metà di agosto ed è molto sentito in Islanda, richiama tanti visitatori e persone da tutta l’isola, e l’intera città si colora e partecipa calorosamente.

una vetrina nel centro di Reykjavik, durante la settimana del gaypride

Che dire poi di tutte queste casettine tipiche islandesi con i tetti color azzurro, blu, verde, giallo. E quelle che trovammo a Reykjavik non furono niente al cospetto delle altre che ammirammo durante il nostro tour, come ad esempio ad Akureyri, la seconda città dell’Islanda, ma ve ne parlerò e ve le mostrerò in seguito.

i colori delle case d Reykjavik

Un’altra attrazione imperdibile a Reykjavik è senza dubbio l’Harpa, il nuovo centro congressi e auditorium della musica, inaugurato nel maggio del 2011. Per chi è appassionato di fotografia, così come di architetture particolari e scenografiche consiglio vivamente di andare. Si trova sul lungomare a pochi minuti dalla via centrale, e colpisce subito per via della sua struttura ultramoderna, fatta di vetrate e ricca di giochi di luce. Dall’interno poi la sua particolarità è ancora più apprezzabile e affascinante. 

Harpa, il centro congressi e auditorium della musica

Ci soffermammo anche qui un bel po’ a fare delle foto, per poi spostarci sul lungomare, e dopo pochi passi ci ritrovammo di fronte alla bellissima e suggestiva scultura Solfar.

 

Chiamata in inglese Sun Voyager, che potremmo tradurre in Viaggiatore del Sole, è anch’ essa diventata negli ultimi anni uno dei simboli indiscussi della città. Commissionata nel 1986 in occasione dei 200 anni dalla fondazione della capitale, fu inaugurata nel 1990. E’ in acciaio ed è la rappresentazione stilizzata di una nave vichinga. E’ davvero suggestiva, e con una giornata di Sole come quella si prestava tantissimo a scatti bellissimi, con il mare, montagne e Harpa sullo sfondo, e qualche gabbiano qua e la. Davvero bella.

Solfar

Reykjavik non è solo una città di casette, palazzi e chiese particolari.

Nonostante sia una delle capitali più piccole d’Europa (conta a mala pena 100.000 abitanti, più piccola di Pescara insomma), è una città molto vivace dal punto di vista culturale e artistico. Numerosi sono gli eventi e le manifestazioni folkloristiche che si susseguono durante l’anno, e ospita diversi musei e mostre interessanti.

Di indubbio interesse sono il Museo Nazionale, che offre un quadro esaustivo e completo della storia dell’Islanda, dalla sua scoperta fino ai giorni nostri, e la Galleria Nazionale d’Islanda, dove sono esposti numerosi dipinti e sculture dei più noti artisti islandesi.

Che dire poi del Museo Fallologico Islandese : il nome già dice tutto. Sarà fonte di infinite battute naturalmente, ma è davvero unico nel suo genere. Ospita una enorme collezione di organi genitali maschili di ogni genere animale : da giganteschi capodogli a un minuscolo pene di un topolino, calchi d’argento di ogni membro della squadra islandese di pallamano e un reperto umano di un alpinista islandese. 

Confesso che le risate furono diverse e ci divertì molto.

Un altro luogo che credo sia davvero pazzesco ma che per mancanza di tempo non siamo riusciti a visitare è il Perlan, una grande cupola a specchi distante circa 2 km dal centro città, dalla quale si può ammirare una visuale pazzesca di Reykjavik a 360 gradi, con le montagne e il mare sullo sfondo. Vista dalle foto sembra davvero bellissima e se avete tempo fateci un salto. Io me la sono segnata in agenda per quando ci tornerò.

Terminata la nostra passeggiata, si era fatta nel frattempo ora di cena. Anzi, di aperitivo.

“Manu, happy hour?” dissi rivolgendomi alla mia compagna di viaggio sorridendo. Buttammo un occhio ai menu esposti all’esterno dei localetti in centro. Erano carini locali…ma anche i prezzi, anzi, davvero esorbitanti!

“Si..happy hour..andiamo Sà, le nostre birrettine del duty free ci aspettano” disse lei ridendo.

Eravamo anche abbastanza stanchini, e nel frattempo il vento si era alzato ancora di più, diventando abbastanza fastidioso, per cui era il momento di rientrare nella nostra prima casettina islandese.

Fusilli al pesto e una birretta : questa fu la nostra prima cena. 

Scambiammo due chiacchiere con una coppia toscana, anche loro arrivati in Islanda da pochi giorni, che soggiornavano come noi nell’appartamento di Steini, e una ragazza cinese che invece era al termine del suo viaggio. Ci diede diverse dritte su alcuni luoghi del nord dell’isola, che noi avevamo in previsione di visitare a fine tour, e fu piacevole e utile.

la nostra prima cena, nella nostra prima casetta islandese

Nel frattempo si erano fatte le 22.30 e, cosa ancora più sorprendente, era ancora giorno! C’era tantissima luce fuori, sembravano le sei del pomeriggio. E continuò ad esserci parecchia luce ancora per un bel po’, come una sorta di crepuscolo lunghissimo. Quello che da noi dura si e no 15 minuti a cavallo del tramonto o dell’alba, li in Islanda d’estate dura per ore. Si crea un atmosfera di luci e colori davvero incredibile.

Ed eravamo solo a Reykjavik. Ecco, pensai proprio a questo quando chiusi gli occhi poco prima di addormentarmi quella notte, dopo essermi soffermato a osservare le luci del tramonto che a mezzanotte facevano ancora capolino dalla finestra della camera.

“Guarda che colori, che atmosfera particolare. Senti che silenzio. Si sente solo il rumore del vento che soffia forte. Che Figata.

E siamo solo Reykjavik. Pensa quando saremo di fronte a tutte quelle bellezze naturali che ci aspettano.

Pensa, che cosa pazzesca sarà?”

il porto di Reykjavik

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

No posts found!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *